I miei personali obiettivi del 2018 sono la semplificazione e la riduzione del “disagio” quotidiano. Una  e’ il proliferare di scontrini che si moltiplicano come i gremlins: la “collezione” di scontrini ormai a casa rasentava un livello inaccettabile.
Qualche giorno fa ho installato a mia moglie l’applicazione di un famoso supermercato, visto che offe la possibilità di avere degli scontrini virtuali. All’atto della spesa, il supermercato in questione ti crea immediatamente un PDF, che e’ consultabile sia tramite app che tramite sito Internet.
Anche se l’applicazione e’ molto semplice da usare, dopo qualche spesa fatta in autonomia, mia moglie si e’ arrabbiata: “come si usa questo coso” e “non posso vedere quanti punti ho e se hanno sbagliato”, ha detto. Anche se bastava semplicemente guardare sull’applicazione, praticamente mi ha costretto a disabilitare la funzionalità dello scontrino virtuale: l’abitudine dello scontrino fisico ha vinto.
Vi chiederete: bella storia, ma cosa c’entra con il cloud?
Beh, e’ che nelle mie molteplici consulenze, con alcuni tipi di clienti alcune abitudini di avere “qualcosa di fisico” non muore.
Nel 2017 ho fatto un grande lavoro -insieme al mio team- per portare una piccola banca di affari di Londra totalmente su Amazon Web Services. Non avendo personale IT interno, ma soltanto persone che si occupavano del supporto desktop, l’idea che avevo avuto era di eliminare qualsiasi hardware on-site che non fosse strettamente necessario a far funzionare i desktop stessi. Se qualcosa si rompe, qualcuno deve metterla a posto, no? Se non c’e’ nessuno, chi sostituisce (ad esempio) un disco????
In realtà il management era molto favorevole a non avere “rogne” di gestione, quindi passata la “forca” del legal & compliance, abbiamo proceduto lentamente alla migrazione, facendo attenzione che non si “rompesse nulla”.
Ora, a distanza di poco piu’ di un anno e completata la migrazione, il cliente ha chiesto di tornare indietro. Non per problemi tecnici, ne’ per problemi di performance. Con una linea veloce e ridondata, e a pochi hop da AWS, la sensazione era come essere leggermente piu’ lenti dei server locali.
Quindi qual’e’ il problema?? La paura di non avere piu’ i dati “nello sgabuzzino” e di perdere il controllo ha innescato un meccanismo psicologico al CEO che lo ha portato a prendere la decisione di tornare indietro, pur con un TCO più elevato e con la gesione dei possibili fault. Vorrei farvi notare che sto parlando di una banca della city di Londra, non dell’officina di “Zio Tonino”.
Cosa mi ha insegnato questa storia?
Mi ha insegnato che la tecnologia ci da a disposizione una infinita’ di strumenti e di possibilità, ma alcune mentalità sono veramente difficili da sradicare.
Piu’ vado da clienti in Europa e piu’ sto assistendo ad un vero e proprio paradosso. Con l’avvento di fibra e link radio ad alta velocità, le PMI Europee che maggiormente trarrebbero vantaggi dall’uso del cloud, sono quelle che sono piu’ restie al cambiamento. Al contrario, le grosse aziende che potrebbero fare economia di scala con l’adozione di un private cloud, oltre ad avere maggior controllo sulla sicurezza del dato, si rivolgono invece al public cloud (AWS, Azure, Google Compute Engine) perche’ cosi’ hanno “meno rogne” nella gestione del ciclo di vita dell’hardware e nei processi interni.
Cosa possiamo fare noi consulenti quindi?
La mia esperienza come entusiasta su Linux mi ha insegnato che le guerre di religione non servono a niente, ed -in fondo- e’ il cliente che paga. Il nostro ruolo e’ quindi quello di consigliare al meglio il cliente a seconda di quello che vuole fare.
Mentre aspettiamo che alcune tecnologie vengano “digerite” meglio, ho visto che una strategia vincente per chi vuole l’hardware on-premise e’ quello di offrire i servizi cloud sia per la parte di front-end web (ragioni di immagine), ma soprattutto quella di offrire la possibilità di avere un disaster recovery veloce, rapido e a basso costo.
Dall’altra parte, invece, possiamo proporre a chi ha tutto in cloud, la possibilità di creare un micro-ambiente interno su cui poggiare l’infrastruttura, ad esempio con un private cloud basato su OpenStack con soli 3 nodi, un object storage per il backup o un sistema Kubernetes/Docker, tenendosi pronti a “scalare” con automatismi quando “in emergenza” dovremmo accendere i sistemi in casa.