Il mio è uno strano mestiere, è al contempo il più bello del mondo, ma forse anche umanamente il più difficile. Sicuramente sfidante e pieno di responsabilità, che mi permette di girare il mondo e vedere realtà sempre diverse.
Spesso mi paragono al pilota di aereo: sei sempre lì, nel cielo, stai facendo qualcosa fuori del comune, felice ma nel contempo solo. Ogni giorno una destinazione nuova, un equipaggio nuovo. Non sai mai dove ti porterà il domani. Sei consapevole che anche domani farai qualcosa che ti piacerà, ma -ogni volta che scendi da un aereo- sai che è un addio.
Sono un consulente informatico, uno di quelli considerati come lo “SWAT team”, che chiamano quando ci sono problemi o ci sono sfide particolarmente impegnative. E’ inutile nascondersi, certe sfide me le vado a cercare: **rotolare nei problemi tecnici e uscirne fuori è la mia specialità… ** non c’è giorno che non mi metta in gioco nell’imparare cose nuove, soprattutto tecniche …. ma non solo.
Tutto comincia spesso con una riunione in cui sono catapultato, neanche a dirlo, a chilometri da casa. Persone nuove, facce nuove, ma nei loro volti leggo sempre le stesse espressioni. Ormai riesco a capirli ancora prima che aprano bocca. Spesso vedono in me non solo l’esperto tecnico, ma anche un modo per riuscire a mettere tutti d’accordo, anche con i fornitori esterni di “un certo peso”.
Si comincia un nuovo progetto con entusiasmo, anche se sai che tecnicamente sarà durissima, probabilmente sarò uno dei pochi (fortunati) al mondo a provare una tecnologia nuova. Ma non mi spaventa questo, mi spaventa la sera quando torno in albergo, lontano da mia moglie e da casa. Posti nuovi, non sai come muoverti, non sai dove andare… Piano piano cominci a conoscere quei posti, a sentirli tuoi. Cominci a conoscere anche le persone del cliente, ormai sono il “tuo team”…. passano i giorni o forse mesi e ormai sei un collega, anche se sai benissimo che nel team ci sono tante aziende diverse che devi coordinare … non conta chi ti emette la busta paga, conta il “tuo team”.
Certo, la vera famiglia è lontana e mi pesa parecchio, ma so che sto realizzando qualcosa di grande. Quando scrivo sui social networks tutti mi dicono di quanto sono fortunato, che viaggio, che vedo posti nuovi e che (ai loro occhi) sto realizzando qualcosa di straordinario. Non è falsa modestia, ma non penso di realizzare niente di “straordinario”… veramente … lo considero solo il mio mestiere. Ma le persone spesso vedono solo gli aspetti positivi, mai quanto siano duri quei momenti, soprattutto da un punto di vista affettivo.
Passano i giorni, passano i mesi e finalmente finisci il progetto. Lo vedo lì, la mia architettura, il mio sistema realizzato, esattamente come lo avevo in testa quando ho iniziato il primo giorno. Spesso mi viene la pelle d’oca da quanto mi emoziona. Non contano i soldi, non conta quanto “sangue” hai buttato …. in quel momento, quando ti giri a guardare indietro, quello che conta è l’emozione di esserci riuscito, di aver vinto ancora una volta la sfida con te stesso.
Ma al sapore dolce della gioia si mischia anche quello salato delle lacrime, perché è tempo dell’addio. Con la “messa in produzione” del progetto, sai che è finita, che dovrai salutare il tuo team e lasciare i posti a cui ti eri affezionato e in cui ti muovevi forse meglio che a casa. So che succede ogni fine progetto, ma ogni volta e’ come se fosse la prima volta.
Mi ricorderò sempre dei profumi di ogni posto, dei sorrisi delle persone, le loro storie, ma anche dei momenti duri. Mi chiedo spesso se le persone si ricorderanno di me, come io di loro. Mi chiedo come sarebbe stato se fossi rimasto a lavorare li’ “fisso” con loro.  E’ dura riconsegnare il badge e varcare quella porta per l’ultima volta.  Ma non è il mio posto…. il mio posto è da un’altra parte. Devo trattenere il magone per poter dire le ultime parole ….. “e’ ora di andare, grazie di tutto. Ci vediamo alla prossima.”. Saluto, passo la sicurezza e mi giro a guardare (forse) per l’ultima volta quel palazzo e quei paesaggi.
Squilla il telefono, è un’altra riunione e un altro aereo da prendere in un’altra parte d’Europa …. chissà se si tratterà del il mio prossimo progetto.
P.S. Questo post è dedicato a mia moglie Maria e tutte le persone che ho incontrato nel corso della mia (ormai) ventennale carriera … non vi ho scordato, siete tutti nel mio cuore.